I Vinili Colorati Suonano Peggio? Facciamo il punto

I Vinili Colorati Suonano Peggio? Facciamo il punto della situazione

Parlare di vinili colorati è argomento di discussione che diverte. Perché adesso che i dischi sono tornati definitivamente di moda, si assiste all'uscita di edizioni limitate, remaster e tutta una serie di operazioni di "restaurazione" di alcuni album. Spesso queste iniziative si risolvono nella proposizione di dischi di vari colori, che oltre a essere belli da vedere dovrebbero anche suonare bene.

Ma è davvero così? Prima di addentrarci nelle varie pieghe della vicenda, vediamo subito di risolvere il mistero, e di capire se un vinile colorato offre le stesse performance di uno nero.

La qualità dei dischi colorati è peggiore?

In senso generale la risposta è no. Anzi, la cosa per alcuni scioccante sarà questa: tutti i dischi sono colorati. Il vinile, o meglio il PVC, in quanto materiale plastico non è nero, ma trasparente. La colorazione scura si ottiene aggiungendo carbone e altre sostanze che contribuiscono alla solidità strutturale del supporto al passaggio della puntina.

Pertanto, anche le edizioni tradizionali sono da considerarsi "colorate". E questo ci consente di rispondere in maniera un po' più chiara alla domanda fatta a inizio articolo. I vinili colorati - quindi praticamente tutti i vinili in commercio - non suonano meglio o peggio a seconda della sostanza usata per colorarli. Dipende dai processi produttivi, dalla qualità di realizzazione. In poche parole, una riedizione a € 10 di colore nero comprata al centro commerciale potrà suonare molto peggio di una super edizione limitata rossa creata solo per i fan più accaniti. E viceversa.

Senza contare che, a meno di disastri conclamati, il "suonare molto peggio" è un parametro spesso personale che dipende dalla propria sensibilità, e soprattutto dalla qualità della strumentazione che si usa.

I vinili colorati suonano meglio dei dischi neri?

Come e quando nasce l’idea dei vinili colorati?

Abbiamo chiarito che parlare di "vinili colorati" è relativamente sbagliato, e che comunque il fatto che ci sia un colore diverso dal nero non va necessariamente a inficiare la qualità del supporto. Adesso, allora, è interessante cercare di capire come si sia arrivati all'idea di proporre dischi multicolore.

La storia narra che si sia iniziato a colorare i dischi all'inizio del XX secolo. Negli anni '50, la casa di produzione RCA Victor era nota per stampare dischi di tonalità diverse a seconda del genere di musica. Ma si trattava comunque di episodi isolati, di iniziative estemporanee che non avevano l'ambizione di arrivare al grandissimo pubblico.

Occorrerà aspettare qualche anno ancora, almeno fino al 1980, per assistere alla vera esplosione della moda dei vinili colorati. Che durerà giusto una manciata di mesi, considerando l'arrivo del CD da lì a poco. L'idea di proporre supporti di tinte diverse dal nero, comunque, ormai era stata lanciata. E con il revival dei dischi a cui assistiamo ormai da qualche anno, è tornata più forte che mai.

Come sono fatti i dischi colorati?

La procedura è la stessa di quella di un vinile nero. A cambiare, però, è la plastica che si utilizza prima del pressaggio. I passaggi, a grandi linee, sono questi:

  • All'inizio il supporto è trasparente;
  • Prima del pressaggio si aggiunge il compound, il materiale plastico che serve a dare colore e maggiore resistenza al disco;
  • Di norma la tinta è nero fumo. In casi particolari, però, si aggiunge una colorazione differente.

La colorazione, va detto, potrebbe anche non essere a tinta unita. Esistono infatti vinili splatter, glitterati, fosforescenti, marmorizzati e via di seguito. La cosa veramente bella è che ogni effetto grafico è il risultato di procedimenti a volte di natura artigianale. I dischi splatter, ad esempio, devono essere sostanzialmente realizzati "a mano", andando a distribuire il colore con estrema precisione.

I vinili colorati sono una moda o una necessità?

Detto che non è la tinta a determinare la qualità del disco, è anche interessante comprendere se quella del vinile colorato non sia solo una moda, una mossa fatta per ottenere maggiori riscontri commerciali.

In linea generale, per ogni nuova edizione (ipotizziamo 300 copie) esiste almeno una parte di dischi realizzata in versione colorata (magari 50 copie). Realizzare i supporti colorati è più costoso (si parla quasi del 40% in più), ma d'altra parte i dischi del genere hanno un alone di "edizione limitata" a cui spesso gli appassionati fanno fatica a resistere.

Si tratta di un fenomeno che accade sempre più di frequente, con tutte le tipologie di artisti. Solo per fare un esempio recente, basti citare il caso de "La voce del Padrone", capolavoro di Franco Battiato. Oltre all'edizione classica nera - peraltro già etichettata come speciale perché realizzata per il 40esimo anniversario della pubblicazione - si è aggiunta una ulteriore Deluxe Edition di colore dorato. Questa è stata fatta uscire dopo la dipartita del grande autore, e include anche il CD della stessa opera.

E i picture disc invece?

Nel discorso dei vinili colorati è possibile far rientrare anche quello relativo ai cosiddetti picture disc. Si tratta di quei dischi che, al posto di presentare una tinta unica, offrono spesso l'immagine della copertina stampata sul supporto stesso.

Il procedimento, in questo caso, è totalmente diverso da quello dei vinili classici. Nei picture disc, infatti, sono presenti tre strati sovrapposti:

  • Il primo strato è costituito dal supporto in PVC trasparente;
  • Il secondo strato include l'immagine stampata;
  • Il terzo strato prevede nuovamente un supporto in PVC trasparente con i solchi incisi.

Pertanto, la puntina del giradischi non va a "scavare" nel disegno del supporto, ma agisce sullo strato superiore del disco.

E che qualità si ottiene da questi supporti? Non sempre così elevata. Per un semplice fenomeno fisico: lo strato finale in PVC, quello che include i solchi, è meno spesso di quello impiegato nei dischi tradizionali. Ciò porta a un maggiore numero di difetti di stampa di vario tipo.

Un vinile colorato può suonare bene come uno nero

Il mondo di vinili e giradischi su HiFi Prestige

Speriamo di aver fatto un po' di chiarezza sull'affascinante mondo del vinile colorato. Come visto, non si tratta di un qualcosa da disprezzare a priori. Al contrario, può trattarsi di una opportunità per acquistare un vinile magari introvabile nell'edizione originale, e ristampato in maniera più "creativa" in occasione di anniversari o ricorrenze particolari. La qualità, come abbiamo avuto modo di dire, dipende dal modo in cui si realizza il disco, non necessariamente dal colore.

Per altre storie relative al mondo dei vinili e dei dischi, leggete pure gli articoli del nostro blog. E se avete bisogno di un nuovo apparecchio per fare brillare la vostra collezione, ricordiamo come sempre che nel nostro catalogo di giradischi potete trovare le proposte dei migliori brand del settore audio.

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