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In occasione di una visita allo Show Room di Hifi Prestige a Genova, in Piazza della Meridiana, trascorrendo un po’ di ore fra arte e musica, Paolo Zanelli, un caro amico appassionato di HI-FI, ha dato vita ad un’intervista ad Andrea Pirrone di Hifi Prestige, approfondendone le sue convinzioni nel campo dell’alta fedeltà.

Pubblichiamo un estratto della seconda parte della stessa. A coloro che fossero interessati, auguriamo Buona Lettura!

...D: Quanto influisce la nostra soggettività nella valutazione di un impianto di medio basso livello confrontato con uno di vertice?

R: In realtà il valore aggiunto nella valutazione di un impianto è dato dall’esperienza di ascolto e dall’allenamento all’ascolto stesso.

La passione per l’alta fedeltà, l’essere audiofilo, contribuisce a sviluppare una sensibilità al suono sconosciuta a chi, ad esempio, si limita a fruire della musica in modo veloce e superficiale. Il mio discorso esula dallo stabilire cosa sia e come venga percepita l’emozionalità che scaturisca da un brano musicale rispetto ad un altro, che è un valore puramente soggettivo. Voglio però ribadire che il vero appassionato di alta fedeltà spesso ha la capacità di analizzare in profondità l’aspetto complessivo di ciò che ascolta. Per comprendere a fondo le differenze fra i vari impianti bisogna possedere delle conoscenze che l’audiofilo indubbiamente padroneggia.

L ‘Abitudine all’ascolto, il seguire determinate linee strumentali all’interno di un brano, concentrarsi sulla separazione dei canali, sull’esatto posizionamento di uno strumento rispetto ad un altro, percepire le sfumature vocali, creano quella competenza che solo l’assiduità e la costanza, in qualunque campo, possono garantire di raggiungere .

Da un certo punto di vista, l’audiofilo raggiunge quella competenza “tecnica” che gli permette di analizzare , globalmente, al di la dell’aspetto artistico, la qualità di una registrazione e la capacità di un impianto di riprodurla al meglio.

La vera sfida, soprattutto in ambito emozionale, è riuscire a mantenere quella ingenuità di fondo, quella predisposizione d’animo che consenta all’appassionato di non farsi sopraffare dalle analisi, durante l’ascolto, a discapito della finalità dell’ascolto stesso . La fruizione musicale presuppone la ricerca di un coinvolgimento emotivo, che deve essere sempre il parametro più importante (e necessario) in ogni sessione di ascolto.

È innegabile, però, che un critico d’arte non si approcci ad un dipinto nello stesso modo in cui lo fa un “consumatore” mordi e fuggi che magari entra in un museo una volta ogni tre, quattro anni e non allena con costanza il proprio occhio. Traslando tutto in ambito hifi, l’audiofilo è un purista. Ma la sua esigenza di “purezza” nasce, appunto , dalla conoscenza, che, nel corso degli anni , si tramuta in competenza. Spesso è un percorso inevitabile, inconscio, direttamente ricollegabile al numero di ore che un appassionato ha dedicato all’ascolto.

D: quindi è vero che due impianti differenti suonano in modo diverso e che un ascoltatore attento sia in grado di percepire queste differenze?

R: assolutamente! La differenza sonora fra vari impianti e fra prodotti di classe dissimile è evidente ed e percepibile, anche in maniera piuttosto chiara, dall’ascoltatore attento o competente. Dato per vero questo aspetto, ciò che mi ha sempre affascinato è il non poter dare per scontato quale tipo di differenza sonora un ascoltatore avverta, rispetto ad un altro. Questo è un aspetto più complesso da spiegare ma, secondo me, anche molto intrigante. Le differenze che caratterizzano il complesso dell’apparato uditivo di ognuno, e che per forza di cose in natura devono necessariamente esistere, presumo che abbiano un peso specifico superiore (o almeno immagino sia così) rispetto a quelle diversità sonore, a volte minime, che differenziano, ad esempio, un amplificatore da un altro. Non possiamo avere la certezza che degli acuti un po’ più pronunciati siano avvertiti fastidiosi da tutti coloro che ascoltano. La percezione di questa fastidiosità potrebbe essere del tutto soggettiva. Addirittura, e questo è un aspetto ancora più misterioso, le stesse differenze “percettive” tra un individuo e l’altro possono essere state alla base della scelta dei progettisti di una determinata elettronica o un determinato diffusore. Fatta salva una qualità minima alla quale non si può derogare, chi decide la rotondità del suono, ad esempio, e, soprattutto quando un suono sia migliore di un altro? Tutto è mediato dalle preferenze personali, fin dalla progettazione di un dato prodotto. Questo fa sì che durante le prove di ascolto con i nostri clienti, alcuni di loro trovino un diffusore decisamente caldo ed altri, invece lo scartino perché troppo analitico e”freddo”. Non c’è un giusto o uno sbagliato. E l’esperienza mi ha insegnato che, mediamente, i diffusori e gli ampli rispecchiano delle caratteristiche chiamiamole “macro” che li differenziano uno dagli altri, ma, appunto, queste differenze sono avvertite da una media, forse da un maggioranza, di ascoltatori. Ma non tutti riscontrano tali caratteristiche allo stesso modo. Anzi, alcuni ribaltano completamente il proprio giudizio, basandosi (giustamente) su ciò che il loro sistema uditivo e il loro cervello gli restituisce.

D: Cosa bisogna fare per raggiungere un certo livello di consapevolezza durante un ascolto con un impianto ad alta fedeltà? Il percorso è impegnativo?

R: Non definirei impegnativo il percorso che porti ad acquisire una sorta di consapevolezza durante l’ascolto. La competenza si assimila, come detto, con l’esperienza e con gli ascolti e, fortunatamente, la bellezza della musica fa da stimolo continuo in un perpetuarsi incessante di curiosità ed emozioni che si tramutano, come è naturale che sia, in nuove sessioni di ascolto. Quando un brano o un genere musicale cessano di essere stimolanti, avviene un ricambio istintivo che consente di ascoltare nuova musica, proseguendo, anche inconsciamente, in quel percorso di crescita che rende sempre più capaci di percepire le differenze sonore degli impianti e di valutare la bontà di una registrazione. Ci sono persone che non riescono a distinguere con precisione una linea di basso, perché non conoscono lo strumento o non hanno ricevuto le giuste basi per muoversi con padronanza nella materia. Non credo che possa accadere ad un audiofilo. Forse l’audiofilo ha il problema contrario. Tutto diventa estremamente chiaro nella sua mente. In qualunque momento un audiofilo ben allenato è capace di suddividere le linee strumentali, percependole nitidamente nel fronte sonoro ricreato, rischiando, da un certo punto di vista, di perdere la globalità dell’insieme.

D: Entriamo nelle scelte dell’impianto. Cosa caratterizza di più il suono di un sistema ? I diffusori o gli amplificatori?

R: Certamente i diffusori sono i componenti che più determinano la sonorità di un impianto. Gli amplificatori sono in grado di assecondare le caratteristiche dei diffusori o di frenarle, quando troppo pronunciate. Ciò non toglie che la scelta dell’amplificatore resti una della più complesse da compiere. Ci sono marchi di amplificatori che fanno della neutralità la loro filosofia (penso ad esempio a Rotel, ma non solo); ciò consente all’utilizzatore di scegliere i diffusori in base alle proprie preferenze, azzerando, o quasi, le colorazioni, anche minime, che un amplificatore potrebbe apportare alla sonorità della catena audio. Difficilmente si riuscirà a rendere “ rotondo” il suono di un diffusore iper dettagliato solo cambiando l’amplificatore. E’ più probabile che ciò accada “riscegliendo” un diffusore differente, più in linea con le proprie aspettative, anche mantenendo le stesse elettroniche. Naturalmente ci sono tantissime sfumature intermedie, e ognuna di esse riveste un’importanza notevole quando più ci si spinga verso la ultra specializzazione. Ma, globalmente, limitandoci all’analisi di un impianto di medio livello, i diffusori sanno caratterizzare maggiormente la sonorità globale di un impianto.

D: Ritornando sulla capacità di valutare un impianto, essere musicisti può aiutare nel processo di analisi?

R: Personalmente non credo sia detrminante; o meglio, qualunque esperienza in ambito musicale può certamente essere un valore aggiunto. Ma non penso che essere musicisti sia la discriminante per fare corrette valutazioni in ambito hi-fi. Per amare la buona letteratura non bisogna necessariamente essere scrittori.

L’appassionato, nel campo dell’alta fedeltà, va alla ricerca del raggiungimento del massimo risultato possibile consentito da un certo file o traccia musicale. Ciò che interessa l’audiofilo è poter godere della massima qualità di una data registrazione. Registrazione che può essere influenzata dalle tecniche di recording, dalla scelta del posizionamento dei microfoni durante le riprese e da tanti altri fattori, inclusi i limiti del supporto utilizzato per la riproduzione. In fase di ascolto, la valutazione si sposta sulla capacità di un impianto di estrarre il più correttamente possibile le informazioni sonore che sta riproducendo. Se un pianoforte “non suona” come un pianoforte ma la catena hi-fi sta restituendo esattamente quello che, a suo tempo, è stato registrato, l’impianto non può che essere assolto, al di la del giudizio che un musicista potrebbe dare in merito alla corretta rappresentazione sonora di un dato strumento.

D: Come (e se) le preferenze personali di un ascoltatore influenzano la scelta dell'equipaggiamento audio?

R: Le preferenze personali svolgono un ruolo cruciale nella selezione dell'equipaggiamento audio. Ogni appassionato ha gusti sonori unici; gusti che vanno considerati ed approfonditi attentamente durante la configurazione di un sistema.

Se un ascoltatore sa già che le proprie preferenze virano verso sonorità più morbide e calde, sarà bene, già in una prima fase di selezione dei componenti da inserire nell’impianto, valutare questi aspetti. Allo stesso modo, chi prediliga la massima valorizzazione del dettaglio, o colui il quale vada alla ricerca dei suoni più trasparenti, avrà la possibilità di orientarsi fra prodotti più consoni alle proprie aspettative.

D: Qual è il ruolo della sala d'ascolto nella qualità complessiva dell'esperienza sonora?

R: Questo è uno dei parametri più importanti quando si tratti di far rendere al meglio il proprio impianto. Però non posso esimermi da fare alcune considerazioni: in primis non è vero che gli ascoltatori trascurino l’importanza dell’ambiente di ascolto o non si rendano conto dell’influenza della stessa sulla qualità globale della sonorità restituita dall’impianto. Oggi tutti gli appassionati sanno che le dimensioni, le caratteristiche e la conformazione dell’ambiente da sonorizzare influenzeranno direttamente le performance generali del proprio impianto Hi-FI. Sottolineato questo aspetto, però, non è che gli appassionati di alta fedeltà, assimilato il concetto, abbiano sempre la possibilità di rivoluzionare gli ambienti preposti all’ascolto. Per certi versi tendo ad entrare maggiormente in simbiosi con l’utilizzatore che fa “del suo meglio” per ricercare quel compromesso fra esigenze domestiche, familiari, a volte anche professionali (ci sono anche appassionati di HI-FI che lavorano nell'ambiente dove compiono i loro ascolti musicali) piuttosto che continuare ad arroccarmi sulla considerazione che “il trattamento della sala è la prima cosa da prevedere, prima ancora di pensare ai diffusori o agli amplificatori da inserirvi”. Ci sono centinaia di appassionati che non possono trattare il proprio ambiente di ascolto. E, per svariati motivi, non possono modificarne la struttura, non possono prevedere l’inserimento di bass trap o di pannelli di assorbimento dedicati. Eppure amano la musica, profondamente, e adorano trascorrere ore ed ore in sua compagnia. Priviamo questa schiera di sinceri appassionati dell’opportunità di abbandonarsi dentro le emozioni più pure della loro passioni perché la loro stanza è un po’ più riflettente o perché il decadimento delle basse frequenze è un po’ meno controllato di come dovrebbe essere? Io credo che il diritto / dovere dell’appassionato sia quello di assecondare il più possibile la propria passione, e di perseguirla vivendola pienamente, cercando di ottenere quelle sensazioni che, di volta in volta, vadano ad assecondarla e ad auto alimentarla. Anche se ciò significa cedere a qualche compromesso; i diffusori e gli amplificatori di qualità sono in grado di fornire tutto ciò che occorre per dispensare sentimenti importanti, siano essi mirati alla ricerca di gioia, al coinvolgimento emotivo o alla necessità di trovare un pizzico di serenità fra le incombenze della vita. Tutti aspetti infinitamente più importanti e nobili rispetto ad un riverbero che risulti difficile da debellare.

Se si può intervenire nel trattamento acustico dell’ambiente è giustissimo percorrere questo passo, in modo da avere la certezza di “sfruttare” al meglio le potenzialità di un impianto di livello e regalarsi ascolti che davvero sappiano fare la differenza. Mai, però, rinuncerei ad un sistema HI-FI di qualità solo perché il mio ambiente non sia quanto di più ideale per accoglierlo! Certo, eviterei di inserire diffusori da pavimento di 150 cm di altezza in una sala di 6 mq, ma, tralasciando aspetti estremi (facilmente aggirabili con un briciolo di buonsenso) resto dell’idea che ascoltare musica in modo quanto meno soddisfacente sia sempre meglio che non ascoltarla affatto.

D: Quali sono gli sviluppi più interessanti nel mondo dell'alta fedeltà che stanno emergendo attualmente?

R: Nel dinamico panorama dell'alta fedeltà, si evidenziando costanti sviluppi tecnologici che stanno plasmando in modo significativo l'esperienza d'ascolto e lo stesso approccio al mondo della riproduzione audio. Uno degli elementi più interessanti è l'evoluzione della connettività e dell'usabilità. Tecnologie come lo streaming audio ad alta risoluzione e i sistemi di gestione wireless stanno diventando sempre più centrali nell'ecosistema dell'alta fedeltà. Queste innovazioni non solo offrono una maggiore flessibilità nella creazione di sistemi audio avanzati, ma contribuiscono anche a integrare in modo più armonioso la riproduzione musicale nelle moderne abitudini d'ascolto.

In parallelo, la continua ricerca e sviluppo nella progettazione dei componenti audio sono aspetti che catturano l'attenzione degli appassionati. La focalizzazione su materiali avanzati e soluzioni innovative rappresenta un ambito in cui si cerca di spingere verso l’alto, ridefinendoli, i limiti delle prestazioni sonore. La costante ricerca di nuovi approcci progettuali mira a garantire una riproduzione sonora ancora più fedele e coinvolgente.

In sintesi, il mondo dell'alta fedeltà sta attraversando una fase di trasformazione, abbracciando le potenzialità offerte dalla connettività avanzata e dalla ricerca continua nel miglioramento dei componenti audio. Queste tendenze consentono agli appassionati di arricchire ulteriormente l'esperienza d'ascolto, offrendo maggiore versatilità e prestazioni sonore sempre più eccellenti.

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