Vinile o CD: qual è il modo migliore di ascoltare musica?

Vinile o CD: come scegliere? Confronto tra i due formati musicali

La superiorità del vinile, o la comodità del CD? È sempre divertente discutere di questi interrogativi, che poi hanno comunque un riscontro concreto. Perché scegliere se acquistare un giradischi o un lettore CD può comportare spese diverse, e in generale un differente approccio alla musica.

Proviamo allora a fare un po' di chiarezza sul tema, senza alcun pregiudizio e con spirito analitico, cercando di capire quale supporto presente sul mercato si adatta meglio alle caratteristiche dei vari ascoltatori.

Che differenza c’è tra vinile e CD?

Quando si confronta un disco in vinile con un compact disc, le differenze sono molte. A cominciare da quelle puramente tecniche:

  • Vinile: supporto di registrazione analogico, sfrutta la riproduzione di segnali elettromagnetici. L'informazione è costituita da una serie non discreta di elementi racchiusa all'interno di solchi. Sui quali poi interviene la puntina e la testina del giradischi.
  • Compact Disc: supporto di tipo digitale, nel quale l'informazione è rappresentata da una sequenza di numeri (0 e 1, ovvero il sistema binario) determinati da valori prescelti da una determinata frequenza.

Ci sono poi caratteristiche più pratiche che ogni appassionato ha imparato a conoscere nel corso della sua esperienza musicale:

  • I CD possono contenere più musica di un vinile;
  • I vinili presentano dimensioni superiori rispetto ai CD;
  • L'esecuzione dei vinili può essere influenzata da fattori come la presenza di polvere sul supporto o sulla puntina.

E così via. Insomma, si tratta effettivamente di due modi diversi di godere della musica che più piace. Con pregi e difetti differenti.

Perché il vinile è meglio? È davvero così?

Quella della differenza del suono tra vinile e compact disc è un'altra diatriba che si trascina avanti da diverso tempo. La concezione di fondo è che il vinile avrebbe un suono più "caldo". E questa può essere un'affermazione effettivamente vera. Ma in alcune circostanze.

In questo interessante articolo sulla differenza tra vinili e CD, il tecnico del suono Adam Gonsalves sottolinea che il calore tipico del vinile è dato da una resa particolarmente buona delle frequenze medie. Una caratteristica che si sposa con il sound dei dischi di band storiche spesso protagoniste di vinili assai rari come Beatles o Pink Floyd (amanti dei CD, vi sfidiamo ad ascoltare "The great gig in the Sky" su una registrazione degli anni '70 in vinile e a non provare un brivido di emozione). Si tratta di un suono per certi versi più "umano", che si contrappone in modo evidente alla tendenza iniziata negli anni '90 del secolo scorso, quella della "loudness", con registrazioni proposte a volumi sempre più alti.

D'altra parte, il CD vince su molti altri fronti. Soprattutto su quello delle caratteristiche tecniche. Un compact disc ha, di suo:

  • Maggiore separazione tra canali;
  • Minore distorsione;
  • Nessun rumore di fondo (se non quello eventuale della registrazione in sé);
  • Elevata risposta in frequenza.

E quindi, la conclusione è che in alcuni casi il vinile è superiore. In altri, però, a vincere è il CD.

E se la supremazia dei vinili sui CD fosse solo una bufala?

Spesse volte ci si approccia ai vinili come se fossero una sorta di oggetto mistico, che fanno entrare in una élite di audiofili in grado di far guardare dall'alto in basso chi ascolta musica su altri supporti. Questa presunta supremazia - tecnica e oseremmo dire anche morale - dei vinili sui CD, ha un minimo fondamento?

Qui il discorso deve per forza virare su una considerazione di fondo. La musica viene registrata (molto più in passato che oggi) in base alle caratteristiche del supporto sulla quale viene riversata. Fattori come la durata delle canzoni, l'ordine delle tracce, oltre ovviamente al suono, dipendevano anche da quanto spazio c'era su vinile o su CD.

Questo porta a parlare delle operazioni di ristampa, soprattutto da vinile a compact disc. In queste operazioni, le tracce sonore vengono rimasterizzate (per non dire remixate) prima di essere messe su compact disc. E questo può portare anche a cambiamenti importanti nel modo in cui si sente la musica, le voci, il bilanciamento tra strumenti. Un pezzo nato per essere ascoltato su vinile può mutare completamente una volta messo su CD (per non parlare dello streaming su internet).

Tutto ciò porta anche a parlare di operazioni commerciali discutibili, che spesso rientrano sotto l'etichetta ombrello dei vinili a 180 grammi, di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente. In molte delle produzioni recenti, il punto di partenza non è rappresentato dai nastri originali, ma da materiale digitale (a volte proprio CD) che viene riversato senza tanti complimenti per essere venduto magari a basso costo in librerie e centri commerciali. E in questo caso, probabilmente, a perderci sono sia i CD che i vinili.

Nella sfida tra analogico e digitale, quindi, chi vince?

Vince la buona musica. Vincono le registrazioni fatte bene, mixate bene e riversate bene. Vince il suono "caldo" dell'analogico, e la maggiore efficienza tecnica del digitale. Vince qualsiasi supporto sia in grado di dare un'emozione.

Sembra quasi un paradosso, ma è sempre più difficile stabilire il confine tra LP e CD, soprattutto con le ultime ristampe di dischi derivati su chissà quali sorgenti. Un vinile a 180 grammi basato su un segnale digitale rimasterizzato, può definirsi un vero vinile? E un CD basato su una registrazione originale stravolta dal remix, può essere veramente fedele?

È tutto molto fluido, come si vede, molto più confuso e sfumato di quanto si possa pensare. Perciò, il nostro consiglio è quello di provare, provare e riprovare. Senza pregiudizi e concezioni di fondo. Potrebbe anche piacervi una ristampa in 180 grammi trovata in promozione ai grandi magazzini fuori città. Non c'è nulla di cui vergognarsi.

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CD o vinile poco importa. La musica è bella perché è una cosa veramente personale, che ognuno vive e sente in modo diverso.

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